Anna al bar della notte

Un tempo, in quel bar della notte, Anna è stata una di quelle donne dal viso pallido e dal trucco sfregiato.
Una spossatezza più profonda di quella del corpo consumato in balli e risate, un’assenza di pensieri, un cappuccino a riprendere contatto con il giorno, e con se stessa. Il cucchiaino che girava lento nella schiuma per non disturbare.
Intorno, non vedeva l’uomo che la guardava.
Non c’era felicità sottile, non c??era malinconia: c’era silenzio, silenzio sordo, per salutare il giorno.

Per molti anni, poi, quel bar della notte per Anna non è stato altro che un luogo cui scivolare davanti, guardando dal finestrino consumato della sua automobile le anime tormentate e gaie che vi brulicavano attorno.

Ora, in quello stesso bar della notte, Anna è una di quelle donne con qualche linea di trucco e gli occhi vivi.
Una stanchezza priva di sonno, un Porto condiviso a tirare tardi, pensieri e parole che si intrecciano senza uscire mai dalla pelle, ché ci si tiene caldi dentro, e fuori si osserva senza sciogliersi.
Ascolta gli occhi dell??uomo su di sé, senza voltarsi a celebrare curiosità di attimi.
La felicità è nelle voci intorno, antiche e nuove, la malinconia si accuccia tra le dita delle mani.
Il silenzio non è a suo agio, ma insieme, il silenzio, le voci, Anna e le sue dita, salutano il giorno.

Leila al buio

Questo racconto e’ stato scritto a maggio del 2003. Dopo quasi 15 anni che non scrivevo una storia per intero.
Il tema, il sesso, mi e’ stato imposto da un sorteggio al corso di scrittura guidato da Francesco Piccolo.
La trama l’ho rubata a un amico consenziente e ovviamente l’ho rimaneggiata e romanzata, fino a farla diventare una storia quasi inventata.
Con questo racconto ho partecipato al mio primo concorso letterario, Energheia, che mi ha regalato tanta emozione e una ceramica artigianale come riconoscimento per i dieci finalisti del concorso.
E una piu’ forte consapevolezza che devo scrivere, scrivere, scrivere.

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