Il trucco

Un piccolo esercizio. Racconta come ti vedi.
Vuoi provare anche tu?

A capodanno Sara mi ha spiegato come fare a mettere la matita nera sul bordo superiore dell’occhio, a scontornarlo verso la fine. Dice che lo allunga, lo fa piu’ grande.
Ci ho provato. Un mese e mezzo sono andata in giro cosi’. Pero’ mi appesantisce lo sguardo. Troppo carico.
Non mi piace il trucco pesante, e cosi’ ora la matita la metto solo sotto, leggera. E un po’ di rimmel. Oltretutto e’ piu’ rapido. E io mi trucco sempre di corsa, a volte in macchina.
Oggi no. Oggi non ho fretta. E me ne sto davanti allo specchio, quello grande, di vimini, sopra la cassettiera.
Sono almeno quattro anni che mio padre dice a mia madre di comprarmi una crema per le rughe. Ne ho tante, secondo lui, per avere trentanni. Non stanno bene, le rughe, sono sciatte.
A me invece piacciono. Specie quelle degli occhi. Sono il segno della mia tensione ad osservare tutto.
Ce n’e’ una in particolare. Si forma sulla bassa fronte. In realta’ sono due, speculari, piccole, alla base centrale delle sopracciglia. Segno di preoccupazione.
La vedo nello specchio, Veronica, ma so che non e’ preoccupata. Sta pensando. Si concentra, studia, riflette. Lo sguardo e’ intenso, deciso, perentorio. Tutto deve essere sotto controllo, nulla puo’ sfuggire.
Pensierosa Veronica, la vogliamo temperare questa matita per gli occhi?
Devo temperare la matita, se la punta e’ troppo tonda la linea sotto non viene leggera, e sbava.
Sul bordo esterno degli occhi ora si sono formati tanti piccoli rigagnoli. Si riempiono quando il viso e’ disteso, si svuotano a marcare il territorio nei momenti di dolore.
E a vederla, questa Veronica sofferente, sembra prendersi molto seriamente. E’ cauta, ma testarda e determinata a vivere ogni istante fino in fondo.
Intensa Veronica, te lo disse una volta la tua professoressa di greco, a Siracusa, dopo aver cantato una melodia straziante che ti aveva fatto piangere: chi sa soffrire immensamente, e’ piu’ capace di cogliere appieno la felicita’.
Ora e’ meglio che mi metta il correttore, ho le occhiaie molto marcate. Va sparso bene dapperttutto, affinche’ appaia un colorito naturale.
Pelle mista, idratata bene, nei punti secchi specialmente, sulla fronte e le tempie, e intorno al naso.
Lo vedo, il viso di Veronica , e’ pulito, semplice. Poco fard, allora, quanto basta a correggere i segni delle notti davanti al computer, o a uno o piu’ film.
Insaziabile Veronica, non ti accontenti mai, devi sempre tirare al massimo. E poi arriva l’ipocondria. E’ ovvio, se non ti curi del tuo corpo, non puoi pretendere che lui si ricordi di te. Non e’ una macchina.
Mi metto il rimmel, ora. Per allungare le ciglia. Mia madre dice sempre che ci vuole molto rimmel, rinforza lo sguardo.
Gli occhi infatti non sono grandi, di quelli allungati e affilati, a disegnare tutto il viso. Sono invece di taglio medio, un po’ gonfie le palpebre, ma il verde risalta comunque.
E Veronica la vedo, conta molto sul colore dei suoi occhi, sulla luminosita’ che hanno, su come sanno ottenere attenzione.
Fanatica Veronica, non esagerare ora, che di occhi belli ce ne sono tanti.
Mi e’ finito uno schizzo di rimmel sul naso. Sembra quasi un neo. Che vezzo, sarebbe, un bel neo al naso! Rido ora, e poso il rimmel per pulirmi il finto neo.
E si formano due parentesi intorno alla bocca. Ci si sprofonda dentro. Sono tirate, strette, e si portano appresso le labbra.
La riconosco, e’ la Veronica che sorride per imbarazzo, a tenere occupata la bocca. Ora, smascherata, si e’ messa a ridere davvero, e subito porta la mano al mento, a coprirsi.
Timida Veronica, non nascondere le tue debolezze, non ti vergognare di quei giorni in cui fosti meno forte, e odiasti quel camion che, inciampando nella pioggia, ti era venuto addosso, spaccandoti i denti e il palato e lasciandoti muta e senza pensieri.
Un tocco di rossetto? No, il rossetto oggi non lo metto. Mi fa le labbra piccole. Ed e’ scomodo. Le incolla, le rende meno mobili. Come farei poi a parlare tanto. Anche allo specchio, anche a me stessa.
Ritardataria Veronica. Forse e’ opportuno che tu la smetta di studiarti e analizzarti. Fuori ti aspettano, e’ ora di andare.