Post-LitCamp n. 2 – Tra tomi e bit

Spesso d’estate me ne vado una decina di giorni alla casa che abbiamo in Puglia. Lì ho vari amici che vedo solo di tanto in tanto. Tra questi c’è Francesco, l’avvocato. Con lui, oltre alle nottate estive di feste e giri in macchina per i paesini pugliesi, ho condiviso negli anni le ore più calde sugli scogli, lui munito di libro e crema abbronzante [ha la carnagione scura e non si scotta mai], io di libro e crema protettiva [sono capace di scottarmi pure dopo un mese che sto al mare].

Magari ora uno si chiede che c’entra con il LitCamp. Eh, c’entra, ché si parla di tomi e bit anche in spiaggia 🙂

Quando l’estate scorsa ho incontrato Francesco, mi ha detto subito: ah, finalmente si parla di libri! E infatti abbiamo cominciato a raccontarci le ultime letture fatte. Sembrava tutto come ai vecchi tempi, ma dopo poco ho capito che ogni libro di cui mi parlava, era un libro che lui si era scaricato da Internet, e che aveva letto su un e-book. E abbiamo abbandonato i contenuti per passare ai supporti. Mi ha citato una marea di posti in rete che non conoscevo, e sì che ne conosco tanti, dove reperire libri digitalizzati, anche pubblicati da poco. Anzi, chiedeva a me come potevano aver risolto il problema dei diritti. Ma come, non eri tu l’avvocato? Il resto del tempo è volato a confrontare le due modalità di lettura, di conservazione e di interazione con l’oggetto libro, cartaceo ed elettronico.

Sono uscite più o meno le medesime considerazioni di cui ha parlato DELyMyth nella sua efficace e chiara presentazione al LitCamp, e di cui parla l’amico Fabio Ciotti in un libro un po’ datato, ma ancora interessante, nel capitolo sul mondo degli e-book.

In effetti da tutti i punti di vista i libri elettronici sono migliori: consumano meno l’ambiente [non si devastano foreste per la carta], invadono meno i nostri spazi [molto più posto in casa e più abitazioni o luoghi di ritrovo in città], inficiano meno il nostro fisico [i libri pesano, quando parti per la vacanza all’estero, o quando a scuola ogni insegnante pretende che porti il libro di testo della sua materia], costano meno [eh si, a parte il cospicuo investimento iniziale di uno qualsiasi dei lettori digitali, che sia un e-book o l’ultimo nato Iliad], sono, ma solo per la manualistica tecnica, meno inquinanti quando ormai dicono cose inutili. Per non parlare del fatto che fanno risparmiare una marea di tempo a chi, come me, informatica umanistica, si ritrova di tanto in tanto a perdere ore in scansioni e ocr vari per poter ottenere dei testi digitali da codificare e analizzare.

Ci ho pensato assai, dopo il LitCamp, così come ci penso ogni volta che ritorna l’argomento in qualche discussione tra umanisti o tra amici bibliofili. E ogni volta concludo che no, mai!. I libri elettronici non potranno mai sostituirsi ai libri cartacei. E’ una questione di tatto, nel senso di toccare la carta, di olfatto, nel senso di sentirne l’odore, di udito, nel senso del rumore familiare delle pagine voltate. Non credo il libro sia un feticcio, credo solo sia un oggetto che fa parte della nostra intimità, con cui si instaura un rapporto caldo, e non riesco a immaginare una cosa del genere con un file. Ogni volta dunque che affronto l’argomento dei libri elettronici penso questo. Penso ai sensi, alle emozioni, all’intimità del libro.

All’inizio. Poi però rifletto, e ricordo quando disegnavo con tanta cura le fodere delle cassette audio che mi registravo, o collezionavo vinili, o riempivo le mura di casa di videocassete. Ho ancora tutto. Comprese due mura di casa piene di videocassette. Ma alla fine se devo ascoltare musica uso l’ipod o il computer, e in auto vado di mp3 o di cd, e se devo vedere un film idem, c’è la rete e gli hard disk esterni, per ora, poi chissà che altra diavoleria uscirà fuori. E le videocassette le guardo solo per quei film talmente vecchi o particolari che non si trovano da nessuna parte.

E allora credo che i libri elettronici potranno davvero sostituire, un giorno, i libri cartacei. Non so quanto ci vorrà, lascio queste considerazioni a sociologi, commercianti, imprenditori, futurologi.

Su di me, non so dire. Per ora sono fermamente convinta che non abbandonerò mai i libri cartacei. Mi piace troppo spiegazzarli e ciancicarli e poi ritrovarli ‘vissuti’. Ma i tempi cambiano, e anche le persone…

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